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Quando dal Medio Oriente la fortuna tarda ad arrivare

(Fonte foto: fanpage.it)

Nel mese di luglio 2022 il Palermo è passato per l’80% nelle mani della holding City Football Group Limited, a sua volta posseduta dalla Abu Dhabi United Group per il 75.1%, dalla Silver Lake per il 14.5% e dalla China Media Capital per l’8.3%. I fondatori del City Football Group Limited sono Mansour Bin Zayed Al Nahyan e Khaldoon Al Mubarak che con il fondo detengono la proprietà del club inglese del Manchester City FC al 100%, dell’australiano Melbourne City FC al 100%, dell’uruguaiano Montevideo City Torque al 100%, del francese Troyes AC al 100%, del belga Lommel SK al 99%, dell’americano New York City FC all’80%, dell’indiano Mumbay City FC al 65%, della spagnola Girona FC al 47%, del cinese Sichuan Jiuniu F.C. al 29,7%, del giapponese Yokohama F. Marinos al 20% e appunto il Palermo all’80%.

Prima il Palermo era controllato dalla Hera Hora di Mirri. Oggi il nuovo assetto societario prevede, oltre al City Group con l’80%, la società della famiglia Mirri con il 19,75%, mentre lo 0,25% di azionariato diffuso resterà in mano all’associazione Amici Rosanero. Dunque Dario Mirri, il presidente artefice del ritorno in B dei rosanero, manterrà la carica di presidente. L’amministratore delegato di City Group, Ferran Soriano, alla casella direttore generale dell’organigramma dell’U.S. Palermo ha voluto un proprio uomo, vale a dire Giovanni Gardini. Nell’area tecnica invece, dopo una prima conferma del ds Renzo Castagnini e del tecnico Silvio Baldini, il Palermo ha dovuto fronteggiare le inaspettate dimissioni dei due, motivate dallo scarso mercato che non avrebbe consentito al Palermo di lottare per la Serie A. Infatti, citando testualmente le parole di Silvio Baldini nella conferenza convocata assieme all’ex ds per motivare le loro dimissioni, ha dichiarato “Il mio animo è predisposto per un solo scopo: quello di portare la squadra in Serie A. Ma le condizioni attuali non consentono questo risultato né a breve né a lungo termine.” Oggi in panchina siede il tecnico Eugenio Corini e il ds in pectore, ancora non ufficializzato dalla società, Leandro Rinaudo.

(Lo striscione di benvenuto al City Group a Palermo della tifoseria rosanero fonte foto: gianlucadimarzio.com)

L’avvento del gruppo di Mansour era stato salutato dalla tifoseria con entusiasmo con il benvenuto dato ai nuovi custodi dei valori rosanero. I progetti di inizio stagione per il club neopromosso in B erano quelli confermarsi tra i cadetti per costruire una squadra che potesse ambire al salto di categoria. È normale che, alla vigilia del campionato, le premesse di partenza fossero di un livello molto alto. Come sarebbe potuto essere altrimenti? Se consideriamo realtà del gruppo come quella del Manchester City o Girona (oggi al 14° posto in Liga). Tuttavia l’impatto è stato tutt’altro che positivo. Dopo otto giornate – un quinto del campionato – la squadra di Eugenio Corini è al quartultimo posto con soli 7 punti in classifica. Dopo un esordio vincente con il 2 a 0 inflitto al Perugia (sulla cui panchina siederà l’ex rosanero Silvio Baldini), il Palermo ha pareggiato in casa del Bari per 1 a 1, contro una delle squadre più forti del torneo. Dopodiché c’è stato il ko interno subito dall’Ascoli per 3 a 2, la netta sconfitta di Reggio Calabria per 3 a 0, la vittoria del Barbera contro il Genoa per 1 a 0 e tre sconfitte consecutive subite contro Frosinone, Sud Tirol e Ternana, senza mettere a segno un solo gol. L’attacco asfittico – solo 6 le reti messe a segno – è forse il problema principale di Corini (quelle subite sono il doppio, 12), il quale ora è logicamente sulla graticola.

Era questo che si era pianificato il City Group con l’acquisizione del Palermo? A gettare acqua sul fuoco ci pensa il dg Giovanni Gardini, il quale alla vigilia del match contro il Pisa ha dichiarato “I risultati non sono all’altezza delle aspettative, ne siamo tutti consapevoli. Solamente con sacrificio e abnegazione si può uscire da questo momento che non era aspettato ma questo non vuol dire che non possa essere superato. La fiducia in Corini nasce nel momento in cui lo si sceglie, fa parte di un progetto di lungo periodo come quello messo in piedi con la nuova società. Non può essere valutato in periodo di tempo così breve. Individuare un solo colpevole mi sembra abbastanza anacronistico. Siamo convinti che Corini, sia stata, è e possa essere la scelta migliore. Siamo una grande famiglia, dobbiamo uscire dal campo con la maglia fradicia di sudore, così i risultati arriveranno, altrimenti accetteremo la sconfitta. Questo non vuol dire che fino a oggi non si sia visto, ma bisogna dare di più. Che ci fosse un periodo d’adattamento era messo in preventivo, l’importante è trovare le soluzioni, non cercare le colpe”.

Parole del genere regalano tranquillità alla squadra e al mister. Inoltre va aggiunto che il City Group non ha mai badato alle formalità quando si è trattato di avvicendare delle guide tecniche. Infatti due giorni fa Il Giornale di Sicilia ha ricordato come nel Girona, nel Troyes e nel Lommel ci sia stata una serie di esoneri degni del miglior Zamparini. Dunque nonostante le parole di facciata di Gardini, Corini non può di certo dormire sonni tranquilli. Forse a questo punto, stando la situazione di classifica e stando alle parole di Gardini, riecheggiano in maniera inquietante le parole di Silvio Baldini che non vedeva una reale volontà della società di essere competitivi. La Serie B è un torneo molto complesso e occorre calarsi nella realtà di questo campionato per raggiungere gli obiettivi sperati. Se dunque da un lato è da vedersi in maniera positiva la difesa del tecnico da parte del dg, dall’altro stride e non poco osservare l’importante casella del direttore sportivo ancora vacante, dal punto di vista dell’ufficialità. Per un sodalizio che si presenta con le vesti di chi nel calcio vorrebbe fare la voce grossa, non è proprio il massimo. Ci si aspetterebbe appunto programmazione e un progetto. Se è dunque Rinaudo la persona giusta, allora si diano i crismi dell’ufficialità perché una società di calcio che ambisce, almeno a parole, alla Serie A e ad una rilevanza europea, non può navigare nell’ambiguità. Anche perché non avere il responsabile dell’area tecnica ufficialmente nell’organigramma, potrebbe far sentire tutti i tesserati dei precari, dall’allenatore ai giocatori e siamo certi che questo potrebbe avere ripercussioni sui risultati. È dunque una condizione normale in cui può trovarsi una società ambiziosa?

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