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L’imbarazzo crescente della Lega di Serie A

La lunga discesa verso il baratro della Lega di Serie A sembra non avere fine. È notizia delle ultime ore delle dimissioni di Paolo Dal Pino, da presidente della Lega di Serie A. Dal Pino è molto vicino al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, infatti tuttora ricopre anche la carica di vice presidente federale. E proprio in questi in giorni si sta consumando un durissimo scontro tra la massima carica del calcio italiano, il presidente federale, ed i membri della Lega di Serie A.

Cerchiamo di ricostruire i pezzi e di fare luce sul quadro della situazione in cui versa il calcio italiano, quadro che sembra essere davvero triste. Partiamo dalla fine, dalle parole di Paolo Dal Pino utilizzate per motivare la scelta delle sue dimissioni. L’ex presidente della Lega di Serie A ha detto: “In gennaio ho trasferito in California il centro della mia vita professionale e familiare. È pertanto impossibile continuare nel mio ruolo di presidente della Serie A […] Ho provato a proporre idee e innovazione in un contesto resistente al cambiamento. Sono orgoglioso di aver lavorato con una strettissima unità di intenti con la Figc e ringrazio il presidente Gravina, gentiluomo, amante di questo sport e guida ispirata del calcio italiano e dei principi di correttezza e lealtà sportiva con cui ho condiviso due anni di battaglie fianco a fianco per sopravvivere alla pandemia e per cercare di rilanciare il calcio italiano in mezzo ad infinite difficoltà esterne ed interne.”

Da queste parole emergono tre punti fondamentali. Il primo è la ragione ufficiale delle dimissioni, la quale sarebbe imputabile al suo trasferimento in California, motivazione probabilmente di facciata. Il secondo sarebbe dovuto allo scontro avvenuto in aprile del 2021 sui diritti tv, che ha lasciato evidentemente degli strascichi pesanti. Il terzo è il profondo legame che lega Dal Pino a Gravina e da qui si spiega la difficile posizione da sostenere nel duro scontro che si sta vivendo in questi giorni tra La Lega di Serie A ed il presidente della FIGC, circa le modifiche statuarie richieste per affrontare il tema ristori con il governo Draghi. La ragione dello scontro attuale è la stessa che emerse ad aprile scorso. Dieci mesi fa, infatti, quattro società, Sampdoria, Genoa, Sassuolo e Crotone, scrissero all’ex presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, e al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, per chiedere una riduzione della maggioranza deliberativa per la Serie A. Questa richiesta, ovviamente, verteva sulle delibere inerenti la gestione ordinaria e non quella straordinaria della Lega di Serie A. Questo perché la maggioranza qualificata attualmente in vigore risponde ad una percentuale minima del 70% che corrisponde a 14 club su 20. Tale necessità nasce perché «Le maglie strette dello Statuto di Lega consentono a minoranze risicate di 7 associate di attuare in danno delle altre 13 società, blocchi sistematici e reciproci di ogni sorta di delibere, routinarie o vitali che siano per l’associazione», recita una lettera visionata da MF-Milano Finanza e riportata a sua volta da Calcio &Finanza. Ed infatti, se ben ricordiamo, in fase di assegnazione dei diritti TV, sette club, Juventus, Inter, Atalanta, Lazio, Verona, Fiorentina e Napoli, misero il veto quando c’era ancora in ballo la possibilità di fare entrare i private equity nel campionato italiano. La richiesta inoltrata per iscritto ai presidenti di Lega di Serie A e FIGC dai quattro club succitati, poneva proprio questa condizione, ossia la riduzione della maggioranza in sede di votazione e passare da un 70% ad un classico 50% più 1, ossia passare da 14 club su 20 a 11 su 20. L’obiettivo di allora, quando si era ancora in piena crisi pandemica, aveva lo scopo – come riporta Calcio & Finanza – “di rimettere in gioco l’offerta di 1,7 miliardi avanzata da Cvc, Advent e Fsi per il 10% della media company della Serie A.”

Come è andata a finire l’assegnazione dei diritti tv è cosa nota con TIM e Dazn che per una somma di 840 milioni di euro, si sono aggiudicati il triennio 2021-2024 della trasmissione di tutte le partite dei Serie A; una scelta totalmente antieconomica, presa soprattutto in contesto di grave crisi. Inoltre questo ostracismo da parte dei sette club avvenne alla vigilia dell’annuncio della Super League, con il famoso comunicato congiunto dei club fondatori, tra cui Inter e Juventus, in cui, in virtù della necessità di reperire nuovi fondi, si rese noto l’improcrastinabile necessità della creazione di una nuova competizione. La vicenda “Super League” si è al momento arenata, tuttavia colpisce come due dei club oppositori all’ingresso dei fondi nei diritti TV, che avrebbero portato molte più risorse, necessitassero a quanto traspare, di creare una competizione per questioni economiche.

Arriviamo agli ultimi atti di questa vicenda, con i club come Juve e Inter che continuano a piangere miseria, ma non intendono minimamente cedere la loro fetta di potere all’interno della Lega di Serie A. Infatti la riduzione della maggioranza qualificata ad una maggioranza semplice continua ad essere alla base del duro scontro di questi giorni che ha portato Dal Pino alle dimissioni e a Gravina ad assumere un tono durissimo nei confronti delle società, ree di aver inviato una lettera priva di firme, ma con solo i nomi delle società. Inoltre tale lettera non sarebbe stata visionata dalle totalità delle società membri della Lega, le quali non avrebbero letto il testo, né, soprattutto, l’avrebbero sottoscritto. Questa lettera sarebbe stata inviata al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per lo sport, Valentina Vezzali, e al presidente del Coni, Giovanni Malagò. La missiva sarebbe stata scritta in aperto contrasto con la FIGC la quale, a seguito di tutto quanto accaduto dall’aprile ad oggi, dalle richieste inoltrate alla Lega di Serie A e dopo il duro lavoro per portare il governo Draghi, nella persona del Ministro dell’Economia, Daniele Franco, a sedersi ad un tavolo per discutere dei ristori per le società di Serie A, non vorrebbe vedere vanificare un’opportunità per tutto il calcio italiano. Per questo motivo Gravina avrebbe sollecitato la riforma statuaria e, in particolare, il passaggio da una maggioranza qualificata ad una maggioranza semplice. Tuttavia la reazione non sarebbe stata accettata da alcune società. Nello specifico, come riportano i colleghi di fanpage.it, secondo esse, la presa di posizione della FIGC “non sarebbe conforme al diritto”, quindi sarebbe illegittima, per due motivi: 1. “La mancanza dell’indispensabile norma primaria che attribuisca un simile potere normativo a una Federazione”; 2. “Per la natura stessa della Lega che è un’associazione di diritto privato, non riconosciuta e quindi è dotata del pieno diritto di autodeterminarsi”. Torino, Bologna, Roma, Milan, Genoa, Spezia, Cagliari ed Empoli non sarebbero state d’accordo con l’invio della missiva espressa in questi toni e, ironia della sorte, proprio l’approvazione del passaggio ad una maggioranza semplice, avrebbe magari potuto consentire di inviare una comunicazione del genere a nome della Lega di Serie A, perché i membri promotori avrebbero sicuramente ottenuto la maggioranza semplice.

Lo scontro è aperto e la Lega, oltre a ritrovarsi in una situazione di aperto disagio e a sperperare tempo prezioso nel costituirsi parte in causa nel procedimento relativo alle gare non disputate per via delle decisioni prese dalle ASL regionali, ricorrendo contro le squadre, proprie associate, continua a regalare pagine di incompetenza nel governo dello sport più diffuso in Italia. Con le dimissioni di Dal Pino adesso la Lega dovrà eleggere un nuovo presidente. Secondo Radio Sportiva Lotito sarebbe già pronto a portare alla presidenza un suo candidato forte di una maggioranza, oggi ancora insufficiente, di dodici club su venti.

Davvero i club che costituiscono la Lega di Serie A non comprendono dove stanno mandando a sbattere il carrozzone?

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