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Italia sì, Italia no, Italia boom. La terra dei cachi

(Fonte foto: www.gianlucadimarzio.com)

È da qualche tempo che si sente rimbalzare una voce sul possibile ripescaggio dell’Italia al mondiale, praticamente dai giorni immediatamente successivi all’eliminazione contro la Macedonia.
Prima l’Iran con i suoi “problemi” di democrazia e l’ossessione per le donne, ora L’Ecuador per i presunti comportamenti scorretti, hanno alimentato le speranze di molti tifosi italiani che rispondendo ad un copione di malcostume che ci calza a pennello, stavano pregustando la frittatona di cipolle, la birrona ghiacciata e il rutto libero fuori stagione, perché un mondiale a novembre è una cosa innaturale, o almeno lo era.

Per chi ha la mia età, mezzo secolo suonato, da bambini era impossibile pensare di vedere la partita e poi non correre in strada a giocare, gridando i nomi dei vari giocatori del momento come Ardiles, Zaccarelli, Van de Kerkhof ( erano due gemelli olandesi ), e poi Schumacher, Stielike, Kempes, Menzo, ma a novembre dove vai a giocare in strada di sera?! Anche per queste decisioni e forzature il calcio muore, per correre dietro a sceicchi, petrodollari e possibili investitori e per non correre più dietro i sogni dei bambini che finiscono così per non riconoscere più il “gioco più bello del mondo“, mentre invece cominciano a conoscere il gioco dei ricchi, dei furbi, e degli inganni; il messaggio che arriva è devastate.

L’Italia sul campo è riuscita nella letale doppietta di non qualificarsi nell’ultimo mondiale svolto e per il prossimo autunnale, sintomo di un malessere del calcio nostrano in uno stato ormai avanzato.
L’Europeo vinto nell’estate passata basta a malapena come scudo per difenderci dagli sberleffi dei supponenti francesi, degli arroganti inglesi (quando riusciranno a farci male tanto quanto ne abbiamo fatto noi a loro nel loro salotto migliore, con tutte le famiglie vestite a festa potranno rialzare lo sguardo) o dei granitici tedeschi (loro si che hanno tirato un respiro di sollievo…quanto li abbiamo fatto piangere è storia). Sta di fatto che il nostro calcio vive da anni prigioniero di un sistema che ha azzerato le potenzialità del nostro “pallone” avendo costruito su una ragnatela di sotterfugi di alcuni presidenti di squadre importanti il suo modus vivendi, e lasciando che orde di procuratori finissero di spolpare la carcassa. I procuratori si muovono liberi di fare, disfare e tirare colpi gobbi a chiunque, sicuri della loro posizione di forza attuale, naturalmente con i club più importanti si ha sempre un occhio di riguardo, ma per il resto è giungla vera dove ognuno opera per suo esclusivo interesse. I tifosi e le maglie delle squadre sono relegati a orpelli, accessori non più importanti… semplice bigiotteria.

Tutto ciò ha creato un calcio fuori controllo , squadre con debiti enormi che non pare abbiano nelle mire il pareggio di bilancio ma che anzi continuano a gestire il tutto come se niente fosse spendendo sul mercato decine di milioni per giocatori spesso bolliti (ma davvero Ronaldo e costato così tanto per vincere 2 scudetti o tre?) e in tutto ciò le istituzioni del calcio sembrano impotenti e senza un progetto per rimettere ordine a questa orgia di soldi che in realtà non si capisce più neanche se ci sono, dove sono, chi li mette e per conto di chi.

In un quadro così disturbato è difficile crescere giovani che non si perdano per strada mal consigliati da “gatti e volpi” che promettono zecchini d’oro” a ragazzi di 19 o 20 anni spingendoli ad accettare panchine di club blasonati salvo poi perdere un paio di anni di crescita sportiva e ritrovandosi a 23 o 24 anni considerati già vecchi per esplodere nel calcio che conta.

La nostra nazionale viene assemblata con questi giocatori, per lo più riserve dei grandi club, disabituati a giocare sfide importanti, perché in queste nei loro club vanno in campo 8, 9 o anche 10 stranieri. Infatti è bastata la pressione di una partita importante per il valore della posta in palio, ma non davvero per l’avversario, la Macedonia non può essere considerata una squadra forte, onestamente neanche temibile, per farci affondare senza un briciolo di dignità, ancor meno sarebbe dignitoso un ripescaggio di una nazionale dove anche con il VAR si riesce a vedere o non vedere cose visibili o invisibili a tutti ed a chiunque.

Il ripescaggio dell’Italia sarebbe, eventualmente, scorretto e ingiusto, primo perché non meriteremmo moralmente ed eticamente un premio così grande, fin quando non cominciamo a mettere il calcio nuovamente al centro della questione, i tifosi intorno e i procuratori fuori, il nostro “pallone” sarà perdente e scadente. In secondo luogo sarebbe scorretto aspettarsi di prendere il posto di squadre provenienti da altri continenti, questo modo colonialista di pensare che l’Europa è al centro di tutto è stucchevole e onestamente poco educativo. Ognuno impari a guadagnarsi sul campo la propria gloria ed eventualmente a mettersi in coda per aspettare il proprio turno, perché solo da questo cambio di comportamento e di visione può tornare l’Italia del calcio, fino ad allora ci sarà solo l’Italia dei procuratori e dei presidenti intrallazzoni.

Buon mondiale e… felice anno nuovo

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