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La scelta scellerata di Tirana

(Aleksander Ceferin, presidente Dell’UEFA. Fonte foto: uefa.com)

La logica di Aleksander Ceferin, presidente dell’UEFA,  sta ricalcando sempre di più quella dei dirigenti sportivi di alto livello che lo hanno preceduto (soprattutto Josep Blatter), ovvero accontentare le “colonie” con qualche osso reputato minore, per poi averne i voti in sede di prossime elezioni all’organo apicale dell’istituzione calcistica continentale. Si spiega così la finale di Conference League assegnata a Tirana, notoriamente sprovvista di uno stadio in grado di ospitare un evento come Feyenoord Roma. E’ sorprendente come si continuino ad ignorare le “situazioni” reali del calcio, che spesso non raccontano di clima di festa o di intenzioni idilliache tra le varie tifoserie. E’ noto come i rapporti tra Feynoord e Roma non siano buoni, e non sono da trascurare le pessime relazioni tra Olanda e Italia, corroborate da dichiarazioni del Premier olandese Mark Rutte sovente ai limiti di conclamato razzismo verso il BelPaese. Il risultato della disinvoltura di Rutte nel puntare il dito contro l’Italia , è che l’olandese medio ritiene come noi si stia vivendo finanziariamente sulle loro spalle. Basta dare un’occhiata a qualche programma popolare orange o a qualche articolo dei giornali locali per rendersi conto quanto sia concreto questo luogo comune ormai in voga nei Paesi Bassi. Il calcio, da sempre cartina di tornasole della società, potrebbe essere una valvola di sfogo dove tutte le frustrazioni agitate dal luogo comune emergono anche attraverso la violenza. L’eccitazione parossistica di una finale di calcio, l’eccesso consumo di alcool, la promiscuità tra tifoserie data da uno stadio troppo piccolo, potrebbe accendere la tipica scintilla capace di incendiare la foresta. Molti tifosi olandesi e italiani assisteranno fuori dallo stadio di Tirana, perché sprovvisti di biglietto, alla finale di Conference League, e i rischi di incidenti, per i motivi di cui sopra, sono altissimi. A Ceferin non devono essere tornati in mente gli accadimenti allo stadio Heysel nel 1985, nel corso della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus Liverpool. L’inadeguatezza dello stadio e delle forze dell’ordine, non abituate ad eventi di quel genere, generarono 39 morti che potevano essere tranquillamente evitate se la finale si fosse svolta in un altro stadio e in un altro Paese. “La storia è maestra, ma non ha scolari”, ha scritto Antonio Gramsci, realizzando amaramente come gli errori spesso si ripetano all’infinito, immemori di avere un passato pronto ad evitarli se solo lo tenessimo da conto. Gli interessi, figli di una insensata sete di potere, e il politicamente corretto rischiano domani sera di far pagare un drammatico tributo al calcio, e non si capisce come Ceferin abbia potuto decidere di far correre un rischio del genere all’Europa intera e al suo sport più amato. Ma questi sono gli anni in cui la elite occidentale ha deciso di rubricare a danni collaterali ogni conseguenza negativa ai danni delle classi medio basse. Bisogna farsene una ragione, anche se è proprio la “Ragione” la grande assente nella selva oscura della nostra civiltà contemporanea.

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