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Nichilismo granata, ipocrisia bianconera

Stadio Olimpico di Torino alle 14.47 prima di Torino - Udinese (domenica 5 febbraio 23)

Stadio Olimpico di Torino alle 14.47 prima di Torino – Udinese (domenica 5 febbraio 23)


Il calcio sta cambiando ad una velocità disumana e noi comuni mortali non lo seguiamo più: troppe regole complesse, troppe piattaforme pay per view, troppi interessi, troppi fondi americani e sceicchi… troppo tutto, ma guai a tener conto dei tifosi, che confusi ed abbagliati da orizzonti di gloria guardano in modo scollato dalla realtà ciò che li investe.

In Italia una volta patria del calcio e delle domeniche passate negli stadi pieni a seguire partite e seminare bucce di semi di zucca sui gradoni spogli, c’è una città in cui tutte queste spaccature e divisioni si possono notare e studiare in modo chiaro, ovvero Torino, città costruita e cresciuta in modo antico, dove ancora la divisioni in classi sociali sembrano avere un senso, dove ancora il ‘900 sembra esservi di casa.
A Roma, Genova e Milano le squadre cittadine si affrontano più o meno su piani simili, qualche volta meglio una, qualche volta meglio l’altra, ma sempre in un’alternanza che rende i derby incerti, a Torino non è così da molti anni… credo almeno 30 anni, la diversità di potenza economica e politica tra gli Agnelli e i vari presidenti del Torino è sempre stata abissale, la ricchezza di campioni di cui il club bianconero si è sempre impreziosita e ingozzata non è mai stata minimamente avvicinabile dal Torino.
Quello che però faceva la differenza era lo spirito d’appartenenza dei suoi tifosi un tempo veri “partigiani” sportivi, che con il loro tifo e la loro cattiveria sportiva hanno sempre spinto squadre e cuore oltre l’ ostacolo… poi è successo qualcosa che ha sconquassato questa dinamica, qualcosa ha fatto pendere la bilancia verso la Torino bianconera.

Nel 1990 ha fatto la sua apparizione tele+ e con essa è cominciato il lento spostarsi del calcio verso centri di gravità che non erano più i tifosi, bensì sponsor e pubblicità, spazi da vendere, fasce pubblicitarie da riempire, prodotti da “mettere addosso” ai calciatori e quindi arrivò il bisogno di costruire personaggi vendibili oltre che calciatori ruspanti. In quel momento a Torino si è rotto un equilibrio sportivo che da anni regnava, perché a quel punto era difficile competere dal punto di vista della ricchezza con gli Agnelli, padroni della Fiat, azienda che più volte aveva tenuto in scacco i governi italiani sui patti sociali e ricatti morali, che aveva al suo interno politici importanti financo il suo proprietario e capo e patron e imperatore Gianni.

Era onestamente difficile poter dire un solo “NO” ad una squadra così forte politicamente tanto da bypassare ogni regola del buon senso. Negli anni ’90 è cominciato per contro il lento scivolare morale verso il basso della squadra bianconera, che ossessionata dal non essere una protagonista in europa ma solo una comparsa, aveva messo nel mirino quella coppa che ancora oggi non riesce ad ottenere in modo limpido, chiaro, pulito a differenza di Milan ed Inter che, pur non avendo raffiche di successi nazionali, hanno portato a casa ori europei molto netti, chiari, senza macchie.

Le due coppe dei campioni bianconere sono viziate da episodi tristi nel primo caso con una coppa che sarebbe stata da respingere, sporchi nel secondo (solo la prescrizione del caso doping ha permesso alla juve di tenere la seconda coppa… ma quanti dubbi).

Nel frattempo la squadra di Torino granata cominciava a vivere il suo decadimento sportivo, oscurata completamente dall’ingordigia e dal potere Fiat doveva accontentarsi di briciole e sopravvivere con mezzi scarsi… la B sembrava la dimensione pensata e costruita per il Toro dalla “banda” bianconera…
Da allora ad oggi il cammino delle due squadre è stato ben chiaro a tutti, i bianconeri a caccia di un alloro europeo che li consacrasse tra l’elite del calcio continentale e il Toro a cercare di risalire la china per recuperare una dignità sportiva.

Il Toro mantenendo una dimensione molto educata e attenta a non cascare in inghippi finanziari ha cercato con le proprie forze di ritrovare un filo perduto anni prima, le campagne acquisti della squadra granata sono sempre state attente al rispetto dei rapporti di potere/volere, arrivando ad una dignità sportiva rispettabile, mai perdendo di vista certi valori di sportività a cui i tifosi sono legati e che spesso possono rinfacciare ai nemici bianconeri.

Le zebre di Torino sempre più accecate da manie di grandezza si sono “comprate” un abbonamento decennale per partecipare alla Champions League, con mercati faraonici spendendo più di quello che potevano senza mai ottenere una vittoria e anzi salendo sul podio come la squadra più perdente di sempre in Champions.

Oggi la Juve travolta per l’ennesima volta da scandali sportivi e finanziari rischia grosso, penalizzazioni, esclusioni da competizioni europee e retrocessioni, costretti a dimettere un intero cda per non incorrere in sanzioni ancora più pesanti, davanti a tutto ciò i tifosi della “vecchia signora” difendono a spada tratta squadra e dirigenti minacciando rivolte “on line”, senza minimamente guardare allo stato delle cose, senza avere un punto critico verso i dirigenti che nel giro di 20 anni hanno portato la maglia bianconera ad essere la più perdente in europa e la più punita per illeciti e antisportività.

Acclamare quei dirigenti e come abbracciare il loro modus operandi, non voler vedere tutti i limiti e gli errori è un peccato di vanagloria, un pensiero sportivo che prevede la sola esistenza dalla squadra bianconera alla quale le altre componenti del campionato italiano devono essere asservite… una visione di un antisportività devastante.
Il Torino invece si trova nella situazione opposta, con una società salda e salva da pensieri di onnipotenza, con una maglia poco vincente, pulita da incancellabili vergogne sportive, ma con una tifoseria che contesta ormai senza tregua il presidente imputandogli l’incapacità di mantenere il passo dei cugini “inzaccherati”…forse sarebbe giusto chiedere di più alla società, cercando di tenere bene a mente quali sono però le differenze tra le due squadre e quali sono i parametri di spesa ai quali possono rivolgersi; pena il rischio di venire meno ai criteri di sportività e di giustizia ai quali gli stessi tifosi granata si sono sempre ispirati. Ecco la cosa che stride… negli stadi spesso si legge “SOLO PER LA MAGLIA”, ma difendere la maglia e la fede sportiva è compito che richiede anche obiettività e serietà, che non può prescindere anche da un’assunzione di responsabilità… tutti i tifosi bianconeri avevano capito da un pò che qualcosa stava per crollare, ne parlavano da tempo sui loro forum, ma davanti al mondo sportivo, ora, si sentono vittime. Ipocrisia pura e poco amore per la maglia al di là di ciò che sembra, solo amore per una vittoria che non è mai arrivata, come l’amante che si rovina per regalare alla donna da conquistare i regali più belli e costosi, salvo poi scoprirsi caduto in miseria e umiliato agli occhi del mondo.

I tifosi granata invece sembrano ambire a quella donna che tanto criticano perché vuole essere ricoperta d’oro, snobbando quella donna che invece dedica ciò che può alla loro causa, mantenendo con orgoglio e decoro delle forme un’immagine comunque sempre rispettosa e rispettabile senza mai umiliarli in pubblico… il nichilismo granata invece sta minando questo equilibrio e bisognerebbe allora capire cosa vogliono essere davvero i tifosi del Toro, se essere ancora tifosi di una squadra di calcio nella vittoria e nella sconfitta, o diventare lettori di giornali di finanza e tifosi da gruppi, sceicchi, fondi o finanziarie varie.

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