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A volte ritornano

<<L’“erba voglio” non cresce nemmeno nel giardino del re>> ci insegnavano i nostri genitori, ma a Genova, tra ritorni al passato e sguardi verso il futuro, si direbbe che questo vecchio proverbio non abbia significato. Infatti nei giorni scorsi abbiamo letto nelle cronache sportive di una svolta nella Sampdoria, un vero e proprio colpo di scena: Ferrero acquisisce la maggioranza (55%) delle quote della Holding Max, la società che, nell’ambito di un gioco di scatole cinesi, detiene il controllo della Sampdoria e ne ridiventa, di fatto, il Presidente, rilevando la quota di sua figlia, Vanessa Ferrero. È la svolta che i tifosi non si auguravano di certo. Dunque Ferrero ha di nuovo in mano le sorti del club che vorrebbe salvare da un fallimento che lui stesso ha causato, cercando un acquirente che possa coprire la pesante esposizione debitoria con cui da anni la Samp chiude il suo conto economico, una bancarotta apparentemente inesorabile verso cui il club blucerchiato sembra navigare da mesi senza una soluzione praticabile. Uno dei possibili mezzi per uscire dalla crisi societaria, infatti, è quella di rinegoziare il debito attraverso la cessione del solo ramo sportivo, che permetterebbe una riduzione cospicua del passivo, di circa 90 milioni, e una migliore appetibilità per chi avesse intenzione di rilevare la proprietà. Ne rimarrebbero fuori creditori e soci, agenti dei calciatori e banche comprese. Per questo motivo Ferrero esprime pareri negativi ma deve fare i conti con il CDA presieduto da Lanna, che ha ricevuto l’incarico dalla Holding Max, quando Massimo Ferrero era stato inibito e addirittura incarcerato. Tra i due non corre certo buon sangue ed il patron vorrebbe fare fuori l’attuale CDA. Tuttavia una modifica recentissima dello statuto societario prevede che, se dovesse essere allontanato anche un solo componente del CDA, lo seguirebbero anche tutti gli altri componenti.

La situazione, ricordiamolo, è il risultato di una storia d’amore mai sbocciata tra Ferrero e la tifoseria che lo ha sempre criticato molto apertamente e con ragione. Del resto la procura ordinaria ha indagato il massimo dirigente blucerchiato non solo per illeciti sportivi ma anche per irregolarità sulla gestione del patrimonio di altre aziende del ramo turistico e cinematografico che sono fallite per bancarotta fraudolenta. Nel 2021 si è arrivati addirittura all’arresto di Massimo Ferrero con ben 16 giorni di detenzione in carcere a San Vittore.

Una menzione a parte la meritano i tifosi sampdoriani, soprattutto la Sud che, da una parte ha sempre dimostrato con grande coerenza ostilità verso i Ferrero, e dall’altra, nonostante tutto, incita la squadra senza sosta in maniera costante e commovente.

Riemerge dunque nuovamente lo spettro di Ferrero, dopo che l’attuale CDA con presidente Marco Lanna aveva intavolato diverse trattative, una delle quali con Al Thani, potente e ricchissimo sceicco qatariota appartenente alla famiglia regnante in Qatar, attraverso un intermediario molto discutibile, Francesco Di Silvio. Probabilmente la trattativa altro non era che un bluff, visto che non sono mai arrivati né soldi dalla banca di Abu Dhabi, indicata dai rappresentanti di Al Thani (parliamo di circa 40 milioni di euro, spiccioli per i quatarioti), e nemmeno nessuna lettera a garanzia. Inoltre è notizia di questi giorni, però, che questo Al Thani, ricco emirato proprietario tra le altre cose di Al Jazeera, avrebbe fatto un’offerta sostanziosa in Premier League, dove certamente gli interessi geopolitici qatarioti sono molto forti, per l’acquisto del pacchetto di maggioranza del Manchester United, per l’esattezza parliamo di una cifra intorno ai 7 miliardi di euro che costituirebbero uno degli esborsi storicamente più importanti per l’acquisto di una società sportiva. Un investimento ben diverso dai 40 milioni di euro che sarebbero bastati per rilevare la Sampdoria; da questo si comprende quanto poco attendibile fosse la trattativa messa in piedi da Di Silvio.

D’altra parte sappiamo benissimo che dietro a questo “folle” investimento di Al Thani si nasconde, neanche troppo bene, il fondo nazionale del Quatar che gestisce gli investimenti dell’Emirato, allo scopo di penetrare i mercati europei e americani per consolidare quegli interessi geopolitici che, grazie ai giacimenti di gas, lo stanno facendo diventare come uno stato al centro dei traffici e della politica internazionale (come abbiamo visto nell’organizzazione dei mondiali di calcio che ha generato tante polemiche per lo sfruttamento dei lavoratori migranti e per la sicurezza sul lavoro).

Ecco, ai qatarioti non si può certo chiedere il significato del proverbio “l’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re”…

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