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Il presidente de L’Aquila 1927: “La Serie C è la tomba del calcio professionistico italiano!”

La curva dei tifosi de L'Aquila 1927

La Serie C ha da poco decretato tutte le tre vincitrici dei propri gironi. Il Catanzaro è stata la prima a godere dell’aritmetica promozione in Serie B, verdetto raggiunto addirittura quando la stagione invernale non era ancora terminata. Feralpisalò invece raggiunge la cadetteria per la prima volta nella storia mentre per la Reggiana si tratta di un gradito ritorno nel secondo campionato italiano.

La Serie C però è un campionato difficilissimo da sostenere perché i costi sono decisamente più alti rispetto alle entrate ed indebitarsi a volte è l’unica soluzione per cercare di sopravvivere, con la conseguenza di molteplici fallimenti che nella terza serie purtroppo si verificano in Italia.

Durante la puntata andata in onda su Calcioealtrestorie (clicca qui o sul player in basso), abbiamo avuto il presidente de L’Aquila 1927, società neopromossa in Serie D, Massimiliano Barberio. Quella del capoluogo abruzzese è un esempio di squadra presa in mano e gestita dai tifosi dopo l’ennesimo fallimento datato 2018. Naturalmente per Barberio e per tutta la tifoseria proprietaria del club l’auspicio è quello di fare sempre meglio, anche in Serie D. Solo che vincere il campionato di Serie D, oltre ad essere un obiettivo complicato, è un traguardo che poi espone i club alle forche caudine, per l’appunto, della Serie C. “Ci sono tanti fallimenti a livello provinciale e spesso questi riguardano squadre di Serie C.” Così si è espresso il presidente Barberio che poi ha proseguito: “La terza serie è un campionato in cui o riesci a passare subito, facendo il salto verso la Serie B, campionato che ti consente di avere dei vantaggi economici che permettono di resistere, altrimenti la Serie C, per come è organizzato oggi il calcio, la definisco la tomba del calcio italiano. Questo perché effettivamente non ci sono aiuti economici, e si ha di tutto per poter precipitare in basso perché i costi sono elevati. Quindi fondamentalmente se non hai una piazza che riesce a garantire un botteghino importante, che consente di tamponare i costi, dando magari anche minutaggio ai giovani, diventa veramente difficile non fare debiti. Se non hai un’organizzazione importante, una volta che fai debito è facile ritrovarsi invischiato in cattive acque. Forse anziché fare una riforma dello sport dilettantistico come si sta facendo, che secondo me è una cosa veramente pessima, forse chi di dovere dovrebbe mettere le mani sul professionismo di Serie C, perché così è insostenibile.”

Dunque la Serie C rappresenta sostanzialmente un ponte tibetano. Puoi decide di percorrerlo, ma devi arrivare subito dall’altro capo. Restare nel mezzo del ponte esporrebbe chiunque a cadute pericolose anche per delle innocue ventante, per cui non varrebbe la pena starci sopra. Piuttosto se non si può andare avanti, converrebbe tornare indietro, e non restare nel mezzo.

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