Quella fastidiosa usanza tutta italica di trasformare i morti in oggetto di sfottò tra i tifosi

(Foto: il murale dedicato a Vialli deturpato. Fonte: fanpage.it)

Il 4 maggio è una sorta di Giornata della Memoria per il calcio italiano. Un giorno in cui si ricorda una squadra che ridiede orgoglio ad un paese appena uscito devastato da una dolorosa guerra e da una altrettanto dolorosa dittatura e che solo il fato vinse in un maledetto e piovoso pomeriggio di inizio maggio di settantacinque anni fa.

Quel Grande Torino fu forse il primo esempio di squadra trasversale nel pallone nostrano, capace di farsi amare e rispettare grazie ai suoi successi tanto dai suoi tifosi, quanto dagli avversari. Raccontava il giornalista Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello Sport, nella sua biografia “Una Vita in Rosa”, pubblicata nel 2002 che apprese della tragedia di Superga il giorno successivo su un treno che lo portava dalla sua Sicilia a Firenze e quel treno fu contagiato dalle lacrime del controllore, il quale apprendendo la notizia da uno strillone la annunciò ai passeggeri. 

Quella squadra non è però l’unico esempio di trasversalità. Vennero poi Gaetano Scirea, Giacinto Facchetti, Agostino Di Bartolomei, Luciano Re Cecconi solo per citare alcuni personaggi del mondo calcistico amati dal grande pubblico e andati via troppo presto. 

Col passare del tempo però questi miti immortali sono finiti loro malgrado nell’agone del tifo che spesso li vede tirati indebitamente in ballo per sfottò di bassa lega. Dagli juventini che inneggiano ad un’altra Superga per i cugini torinisti passando per gli antijuventini che invocano un altro Heysel per la Juventus o infangano la memoria di uno specchiato esempio di lealtà e correttezza nel calcio e nella vita come era Scirea. Per finire, cronaca di queste ultime ore, l’ultimo di questi vergognosi episodi che ha riguardato il compianto Gianluca Vialli, il cui murale al molo di Quinto è stato sfregiato da alcuni beceri pseudo-tifosi (se così si può definirli senza cadere nel volgare), probabilmente genoani. 

Una malsana abitudine tutta italica forse frutto di un paese diventato sempre più un paese di ultrà, polarizzato in tutti gli aspetti della sua vita civile, a partire dalla politica. Un paese dove tutto ciò che fa parte della fazione avversaria va considerato come “nemico” e pazienza se si tratta anche di persone prematuramente scomparse e che si sono fatte rispettare come esempi in campo e nella vita.

Ci vorrà credo molto tempo per estirpare questo odioso fenomeno, ma bisogna iniziare a farlo il prima possibile. Magari anche “facendo pulizia” tra chi fa parte della nostra “tribù calcistica”. Programma certamente ambizioso, ma che sarebbe un piccolo segnale per iniziare davvero il Rinascimento almeno dell’Italia pallonara. 

Mattia Di Battista

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