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Mister Pochesci: “Torniamo a fare calcio per passione, non per business. I procuratori? La rovina del calcio”

(Fonte foto: www.ssjuvestabia.it)

Nella puntata “Calcio e meritocrazia – A tu per tu con Sandro Pochesci” andata in onda venerdì 29 settembre (clicca qui per vedere la puntata o nel player in basso) il mister ha ripercorso l’evoluzione del calcio italiano, partendo dalla base della piramide. In un precedente approfondimento, che potete leggere cliccando qui, vi abbiamo raccontato come il tecnico romano abbia candidamente detto che il calcio sia in mano alle lobby. Il tecnico romano in trasmissione è stato un fiume in piena e di seguito vi proponiamo altre dichiarazioni certamente non banali, pronunciate da un addetto ai lavori come lui.

“Una volta la grande palestra era la strada, noi stavamo ore e ore in mezzo alla strada e imparavamo. Poi c’erano pochi campi dove poter andare a giocare e quando trovavamo gli istruttori, perché per me erano istruttori non erano allenatori, che ci insegnavano quel poco che non imparavamo dalla strada e con la loro umiltà erano più dei padri di famiglia, c’era un rispetto enorme… erano questi grandi maestri che ci insegnavano i fondamentali e ripeto il 90% li apprendevamo per strada perché è vero che andavamo al campo un’ora, un’ora e mezza ma 5/6 ore poi li facevamo nelle piazze, nei cortili, nei prati”. 

Con il passare degli anni il calcio si è evoluto ma viene spontaneo chiedersi il motivo per cui i ragazzi cresciuti calcisticamente nei campi di periferia e per le strade dimostravano maggior talento rispetto ai pari età di oggi formati nelle scuole calcio. 

“Oggi è un po’ cambiato tutto, non c’è più questa palestra, ci sono solamente scuole calcio a 1.200/1.400 euro, si parte da istruttori che non sono neanche qualificati ma sono l’amico dell’amico, oppure portano lo sponsor o stanno nella società di famiglia. Il calcio è diventato questo qui, la meritocrazia non esiste più. Si deve cambiare dalla base, dalle scuole calcio che devono essere aperte a tutti, mentre oggi sembrano diventate un privilegio. Ai miei tempi era il tennis, chi voleva giocare a tennis doveva pagare, oggi il calcio è diventato come il tennis” 

Una volta il calcio era passione, oggi è business e visto che il business è ramificato in ogni livello del calcio, non fanno eccezione le squadre dilettantistiche. Accade così che, piegandosi al sistema, un ragazzo a neanche 16 anni abbia già il procuratore. 

“I procuratori sono stati la rovina del calcio italiano però la colpa è di chi ha messo certe leggi, oggi stanno mettendo un tetto base perché ci sono dei procuratori che guadagnano più dei top player. L’ultimo che è anche deceduto ultimamente è stato Raiola che ha un po’ cambiato proprio il sistema del calcio. Oggi è il sistema che dice che il procuratore fa la formazione, perché quando il procuratore ti dà 4/5 giocatori bravi in una squadra, se un suo assistito non gioca chiama il Presidente e poi l’allenatore… è tutto un sistema che va cambiato. Non c’è più meritocrazia, c’è solamente conoscenza. Se c’è quel procuratore bravo andiamo tutti da quel procuratore e invece no, per me nel calcio deve giocare il migliore e non chi sta nella scuderia migliore. Le regole che hanno messo hanno fatto arricchire questi personaggi, che poi non sanno di calcio, ma soprattutto non capiscono di calcio. Sono solamente delle persone furbe, astute che sono entrate in un sistema in cui purtroppo chi è più potente riesce a piazzare i propri calciatori, soprattutto dopo i 16 anni. Ma vi assicuro che ci sono anche ragazzini a 13/14 anni che hanno già una procura firmata e per prendere un bambino da una squadra dilettantistica devi andare a pagare una procura a questi personaggi senza scrupoli.”

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