(Foto di Alexander Fox | PlaNet Fox da Pixabay)
…in una semifinale di un torneaccio il pubblico si trovò ad assistere ad una scena assurda, tragicomica. Un arbitro senza la dovuta esperienza, la sana componente di opportunismo e scarso spirito di sopravvivenza era riuscito ad inimicarsi i giocatori di entrambe le squadre, un errore drammatico. Ricordo che una persona vicino a me, cinque minuti prima del fattaccio che andrò a raccontarvi, disse scrollando la testa rassegnato: “a ca ne ghe va sta sea sto chi o seguo non co e se gambe”. Tradotto: a casa non ci torna stasera questo qui, sicuro non con le sue gambe…detto fatto.
Poco dopo per un intervento di poco conto a centrocampo nacque una discussione accesa, si formò un capannello di persone attorno al povero arbitro che cercava di dirigere la partita con regole “ufficiali”, ma proprio questa cosa stava innervosendo i giocatori e, quindi, ci fu un’alleanza di fatto contro il malcapitato, con qualcuno che avanzò anche l’idea di continuare senza arbitro e mandarlo via.
Ad un certo punto il movimento del “capannello” si fece più convulso, il mormorio intorno si trasformò in schiamazzi e d’un tratto si vide uscire dal mucchio di persone il povero direttore di gara con un’espressione terrorizzata. Si mise a correre come più veloce non poteva, ne seguì un inseguimento di gruppo, i giocatori di entrambe le squadra erano inferociti, i più miti l’offendevano gli altri tentavano di colpirlo con calci, alcuni cercavano di sgambettarlo per metterlo a terra. Lui correva mettendo in atto finte e controfinte, cercando di guadagnare un uscita dal campo, ne individuò una e la puntò deciso, l’immagine più ridicola fu quella di un giocatore più ”anziano” che non potendo rincorrerlo si era levato le scarpe e gliele scagliò al grido di “sei una me….a”.
Deve aver giocato il tutto per tutto, quando vide uno dei due portieri pararsi davanti alla via di fuga da lui scelta, tirò dritto e arrivato in prossimità dell’uscita si lanciò con tutta la rincorsa contro l’ostacolo umano, riuscì ad abbatterlo e si dileguò velocemente.
Quando due giorni dopo uno degli organizzatori del torneo andò a portargli gli abiti e il borsone che per ovvi motivi aveva lasciato al campo, a casa si negò e non si fece più vedere per molto tempo.
Per la cronaca, la partita terminò senza arbitro in una confusione generale, con il continuo rischio di zuffe e con una quantità di discussioni incredibili, era un cerchio che si chiudeva, si era tornati ai tempi delle partite in strada, dove serviva astuzia, intelligenza e coraggio per vincere.
C’è un altro capitolo interessante che riguarda queste competizioni, gli infortuni, ma affronteremo questo aspetto nella sesta puntata … mi fermo qua per ora, l’estrazione di questa mattina del mio dente del giudizio si sta facendo sentire di nuovo e non riesco ad andare avanti lucidamente…