…Come detto un giocatore di una squadra che avremmo dovuto affrontare nelle settimane seguenti, venne a vedere la partita che dovevamo giocare in quel turno di campionato e notò che tutti gli squalificati erano in campo. Al termine della partita andò a denunciare la cosa al direttore di gara, che a quel punto giustamente sequestrò i cartellini e scrisse nel referto ciò che gli era stato detto, comunicando il tutto alla sede U.I.S.P. che organizzava il torneo.
La giustizia sportiva non ammette/va deroghe, scattò una multa importante e noi giocatori ci autotassammo per pagarla. Oltre la multa, cinque punti di penalizzazione, ulteriori tre turni di squalifica da aggiungere a quelli già ricevuti per tutti i giocatori fraudolenti, insomma un disastro. La nostra unica colpa era stata voler giocare, passare tempo assieme e fare una delle cose più aggreganti che poche cose sanno essere quanto il calcio.
Era un campionato amatoriale, in palio non c’era nulla e noi eravamo penultimi in classifica e davvero volevamo solo divertirci, ma nella vita le regole esistono e vanno applicate con intelligenza, la cosa più importante è sapere quando denunciare certe marachelle di poco conto e soprattutto se è il caso.
La persona che fece la spiata era un giocatore della squadra ultima in classifica e forse pensava che arrivare ultimi o penultimi nel campionato più scarso del mondo potesse essere la differenza tra una vita felice e una infelice. Noi arrivammo ultimi ma comunque a modo nostro, in modo un po’ Rock&Roll… mai “Born to lose” fu più azzeccata.
Il problema era come impegnare quelle cinque giornate di inattività sportiva. Trovammo un modo divertentissimo, andammo a vedere le partite della squadra dove giocava il paladino della giustizia sottolineando con fischi e schiamazzi ogni volta che il pallone arrivava a lui. Andò davvero in crisi e credo abbia capito il suo errore, ma il peggio doveva ancora arrivare.
La squalifica terminò per tutti noi, in tempo per giocare l’ultimo turno di campionato e magia volle che fosse proprio contro la squadra del probo giocatore denunciante. Fu un peccato non vederlo in campo, nonostante fosse in lista non si presentò e non si fece vedere, peccato non poté festeggiare il fatto di essere arrivato penultimo, noi invece giocammo e festeggiammo poi al solito modo, pizza e birra tutti assieme, ultimi ma felici.
Ecco questo racconto per me è importante perché mette in ordine le priorità e l’importanza di vivere il calcio in modo naturale, ludico, magari un pò briccone ma mai con l’intento di sottrarre ad altri meriti o rubarne titoli meritati.
Arrivati a certi livelli amatoriali lo sport va vissuto per divertimento, per mantenere il fisico attivo, per mantenere una vita sociale piacevole, ultimi o penultimi cosa cambia??
Io a parti invertite non avrei mai fatto una denuncia del genere, avrei fatto finta di niente e pensato a guadagnarmi, se era così importante, il penultimo posto in classifica sul campo…
Lo so qualcuno penserà che sbaglio, che le regole sono regole e vanno rispettate, ma ogni tanto qualche peccatuccio veniale va commesso.
Abbandonando questa mia visione “filosofica” a metà tra calcio e Rock&Roll, proviamo a tornare a parlare dei più disparati tipi di torneo, quello organizzato dalle parrocchie è tra i più contorti, organizza di solito il prete e… “non si bestemmia” …
…alla prossima puntata